“M”

IT/EN

Anche nella pedagogia steineriana ci sono molti modi per introdurre le lettere, anche se comunque partendo sempre da una storia e un disegno.

Si puo’ usare una storia cornice,  che collega tutte le altre storie, ad esempio un principe deve affrontare un viaggio e superare delle prove, e la sera, davanti al fuoco, ci si raccontano delle storie. Oppure l’insegnante si inventa una storia che contenga l’immagine di un oggetto, o un animale, che inizia con la lettera che si vuole presentare. Oppure, forse il metodo meno fantasioso, e proprio quello che ho scelto io, si utilizzano le fiabe raccolte dai fratelli Grimm, con il medesimo scopo. Le usero’ insieme ad alcune altre fiabe della tradizione popolare di altre nazioni. Giacomino e il fagiolo magico, restera’ Jack e il fagiolo magico, cosi da risolvermi il problema dell’iniziale dell’ape operosa J, non proprio una tipica lettera dell’alfabeto italiano.

L’altro elemento da considerare sono i tempi necessari di presentazione di ciascuna lettera. Un curriculum (Donna Simmons) presenta piu’ lettere in un solo giorno, che poi vengono riprese il giorno dopo con conseguente esercitazione. Un altro curriculum (Live Ed) introduce una lettera con il ritmo dei tre giorni (due e mezzo in realta’). Lunedi si racconta la storia, martedi si ri racconta la storia, insieme al bambino e si lavora al disegno, mercoledi si scrive la lettera e si racconta la storia della lettera sucessiva. In un seminario (Eugene Schwarz), si presenta una lettera alla settimana, con molte ripetizioni della storia e la stilizzazione grafica da un disegno elaborato sino all’essenzialita’ della lettera. Questo solo per 5 o 6 lettere, non certo tutto l’alfabeto.

La mia idea era di presentare una lettera in due giorni, fare una pausa il mercoledi, e un’altra lettera nei due giorni sucessivi.

Bene, la mia idea non ha funzionato.

La settimana scorsa volevo presentare le lettere “M” e “V”.

Lunedi’ ho raccontato la fiaba per la “M”. Martedi ho riraccontato io la fiaba. J non ha voluto dire una sola parola. Ho iniziato a fargli vedere il disegno da fare. Si e’ totalmente rifiutato di iniziare il disegno. Mercoledi’ gli ho fatto trovare una scenetta con giocattoli in legno per stimolarlo a raccontare. Niente. Ha eseguito il disegno alla perfezione senza battere ciglio. Giovedi ho iniziato a raccontare la fiaba facendo errori, mi ha detto che la storia non era cosi, ma non ha comunque voluto dire una parola. Gli ho fatto vedere che la successiva evoluzione del disegno portava alla lettera. Ha preparato il foglio con un bordo e uno sfondo di colore ma si e’ rifiutato di scrivere la lettera. Venerdi’ ha scritto la lettera senza nessun problema. Una lettera in una settimana. Niente “V”.

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Tutti questi dettagli per spiegare, anche se solo a me stessa, che anche J, che pure conosce gia’ molte lettere, ha comunque bisogno di tempi lunghi. Piu’ di quanto io stessa pensassi.

Molto interessante anche la sua reazione alle fiabe. Le ascolta con estrema attenzione, le segue rapito, ma al primo momento di suspence si tappa le orecchie, si muove agitato, dimostrando quanta difficolta’ abbia a gestire la tensione. Questo mi porta a pensare che abbia bisogno di ascoltare questo genere di fiabe. Gia’ alla seconda ripetizione si ricorda dettagli e anticipa con gesti il prosieguo della storia.

Questa settimana stiamo introducendo la lettera “V”, raccontando la lunghissima storia de “Il tamburino”. Gia’ al secondo giorno abbiamo iniziato il disegno. Non completato, ma comunque gia’ un passo avanti rispetto alla settimana scorsa. E comunque, J continua a non voler raccontare o riepilogare la fiaba. Forse fra una settimana o due….

Ecco qualche momento di quotidianita’

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Un momento di stupore

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Un momento di pausa

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Un momento di equilibrismo

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Un momento di tenerezza

Un abbraccio e buona vita

 

In Waldorf approach, letters can be introduced in different ways, but usually by using a story and a drawing.

Different kinds of fairy tales are used. One way is to use a support story that ties everything together, envelops all the others. For example, a prince has to go on a journey and overcome trials, but in the evening, sitting in front of the fire with his companion, they share fairy tales. Another way is for the teacher to write or tell her own story, in which the main object’s name or animal’s name begins with the chosen letter. Lastly, maybe the less creative way, which is also the way I have chosen, the Fairy tales collected by the Grimm brothers are used. I will also utilize fairy tales from other countries. For example, I will not translate the Jack of “Jack and magic bean”, to Italian, solving in this way a problem for the first letter of busy bee J, which is not really used in Italian.

Other aspect to take into consideration is the pace of letter presentation. One curriculum (Donna Simmons), proposes few letters in one day, which are repeated again and again the following day. Another curriculum (Live Ed), introduces the letter with a 3 days rhythm (well, 2 and half day, actually). On Monday , the teacher tells the story; Tuesday there is the retelling, together with the child, and they start working on the drawing; on Wednesday, the letter is written in the main lesson book and the fairy tale for the following letter is introduced. Eugene Shwartz, in his online conference, suggests the introduction of one letter per week, telling and retelling the story, and starting from an elaborated drawing slowly getting to the essential stylization of the letter. All of that for only 5 or 6 letters, not necessary to do the all alphabet in this way.

Personally, I wanted to work with a 2 days rhythm, with one day break in between.

Well, my plan did not work out.

Last week, my intention was to introduce “M” and “V”.

On Monday I told the story for the letter “M”. On Tuesday, I retold the story, while J did not want to say one single word. I showed him the drawing we would be working on. He refused to start the drawing. On Wednesday, I prepared a little scene with wooden toys to inspire him to retell the story. It did not work at all. But he did reproduce the drawing perfectly. On Thursday, I started retelling the story, but making mistakes, he said I was making mistakes but did not want to give his correct version. I showed him the next step of the drawing, meaning the letter “M” itself. He prepared the page in his main lesson book, with coloured border and background, but he refused to write the letter. On Friday, he easily wrote the letter. One letter per week. No ”V”

All of these details, just to explain, even only to myself, that even if J knows a lot of letters already, he still needs time. More than I thought.

I also consider very interesting his reaction to the fairy tales. He listens very carefully, lost in his mental images, but as soon as a bit of suspense enters the tale, he closes his ears, and moves uncomfortably, showing  in this way how difficult is for him to deal with tension. Because of that I think he really needs this kind of approach and to listen to fairy tales. By second time around he remembers a wealth of details.

This week we are working on the letter “V”, using the very long story “The drummer”. We started working on the drawing already on the second day. Not finished yet, but still a bit faster than last week

A pity he keeps on refusing to retell the story. Maybe in a week’s or two.

Un abbraccio e buona vita

4 pensieri su ““M”

  1. Il tratto di J mi pare buono 😀 Quindi lettera per lettera casualmente o c’è un ordine ? Le vocali sono un discorso a parte o rientrano in queste presentazioni? Scusa le mie domande, ma non conosco le tecniche steineriane e sono curiosa 😊 Baci a voi tutti Luis

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  2. Ciao cara.
    Mi fa piacere raccontare quello che c’e’ dietro il nostro percorso, quindi grazie per le domande. Considera che sono autodidatta in formazione permanente, quindi non sono un’esperta. Sto seguendo il modo che usano principalmente negli Stati Uniti. Si presentano le consonanti con un ordine casuale, l’alfabeto in se’ verra’ insegnato, anche a ritroso, in seguito. Le vocali vengono insegnate con una tipologia simile di storia e disegno, ma non saranno mai associate ad un oggetto (come M per montagna o V per valle), ma ad un’emozione ( o meglio ancora alla vita interiore) e il disegno dovrebbe possibilmente rispecchiare il movimento della vocale stessa fatta in euritmia. Ad esempio la “A” e’ legata ad un suono che si emette quando c’e’ meraviglia o ammirazione.
    Mentre la “U”, per qualcosa di misterioso ma interessante.
    Alcuni introducono le vocali dopo qualche consonante, la maggior parte dei curricula invece alla fine delle consonanti. Motivo? Complesso. Si basa sull’idea che l’insegnamento delle abilita’ linguistiche che porteranno poi alla lettura, debbano seguire un andamento che rispecchi l’evoluzione del linguaggio e della scrittura nel corso dei millenni. Oralita’, disegno rupestre, geroglifici, codificazione del segno grafico. Quindi ad esempio nelle prime epigrafi non si scrivevano le vocali ma solo le consonanti. Come anche in ebraico.
    Ho detto che seguo il sistema americano. Perche’ invece in Italia insegnano comunque prima le vocali. Ma non ne conosco il motivo.
    Insomma, mi sa che forse dedichero’ un post ai come e i perche’ dietro l’insegnamento delle lettere. Infatti, proprio ieri sera spiegavo a ape operosa sorella, cose simili, Ma lei non commenta qui. MI manda messaggi sul whatsapp…. :))
    Un abbraccio

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  3. Grazie per la spiegazione che merita un mio post approfondito sul l’insegnamento in Italia della letto/scrittura. Ti scriverò sulla grande differenza che c’è tra le varie tecniche usate in Italia dalle maestra perché la nostra è una lingua fonica. Un bacio Luis

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